Scuola: da domani 3,8 milioni di studenti tornano sui banchi. Ma è allarme “classi pollaio”

Circa 17mila aule superano il limite dei 25 alunni. Prevista in tutta Italia una mobilitazione degli studenti: «Vogliamo dire la nostra e costruire scuole e una società a nostra misura»

Domani, 13 settembre, rientro in classe per molti studenti e studentesse delle scuole statali: entro fine settembre saranno 7.407.312 in tutto a occupare i banchi di tutta Italia, per un totale di 368.656 classi. Si tratterebbe mediamente di 20 alunni per classe, ma i dati restituiscono una realtà diversa: nonostante l’emergenza Covid, 17mila classi superano il limite di 25 alunni e nel 55% dei casi avviene negli istituti di secondo grado. 

Il pericolo delle «classi pollaio»

L’allarme è stato lanciato da Cittadinanzattiva, con un appello rivolto al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e al governo per abrogare il decreto legge 81 del 2009, cosiddetto Tremonti-Gelmini, che consente fino a 30 alunni per classe nelle scuole secondarie di I e II grado. La richiesta è di ritornare ai parametri stabiliti dalla normativa antincendio –  che fissano il numero massimo in 25 alunni (26 con l’insegnante) – e a quelli del DM18/12/1975, che prevede uno spazio vitale per alunno da 1,80 a 1,96 metri quadri. Quasi il 54% degli istituti scolastici italiani è inoltre ancora privi del certificato di agibilità, il 38,6% del collaudo statico e nel 59% manca un certificato di prevenzione incendi. Una situazione inacettabile, in un Paese in cui le scuole in zone ad elevata sismicità rappresentano il 43% del totale. 

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Date di rientro libere per ogni regione

La campanella domani suonerà per la prima volta per solo per 3.865.365 alunni, delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Umbria, Veneto, Valle d’Aosta e Provincia di Trento. Le lezioni sono invece già ricominciate il 6 settembre per gli studenti della Provincia di Bolzano, mentre inizieranno il 14 settembre per gli alunni della Sardegna, il 15 settembre per bambini e ragazzi delle Regioni Campania, Liguria, Marche, Molise e Toscana, il 16 settembre per quelli del Friuli Venezia Giulia e della Sicilia. Gli ultimi a ritornare in classe saranno gli alunni delle Regioni Calabria e Puglia, il 20 settembre. 

Nell’istruzione di II grado la preferenza generale è anche quest’anno per i licei, scelti dal 51% delle studentesse e degli studenti, mentre il 31,7% frequenterà un Istituto tecnico e il 17,3% un Istituto professionale.

La  mobilitazione degli studenti: «Siamo una generazione messa all’angolo»

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«Siamo una generazione messa all’angolo, una generazione che ha contato zero nell’ultimo anno e mezzo per volontà politiche. Vogliamo dire la nostra e vogliamo costruire delle scuole e una societa’ a nostra misura. Vogliamo che ci siano zero compromessi sul futuro. E’ il momento di ripartire da zero». Lo afferma in un comunicato la Rete degli studenti, che annuncia una manifestazione collettiva prevista per domani. La mobilitazione si svolgerà di fronte il ministero dell’Istruzione e più di 50 scuole nelle principali città di tutta Italia, tra cui Roma, Palermo, Firenze, Genova, Bari, Padova. Lo scopo è denunciare «l’assenza di certezze sul rientro scolastico, il mancato coinvolgimento nelle decisioni prese e l’inesistenza di qualsiasi piano di investimento per il futuro delle nuove generazioni, a partire dal Pnrr». Nel comunicato si legge che «per il secondo anno consecutivo, sembra essere un susseguirsi di slogan piu’ che di misure ad hoc per garantire il diritto allo studio a tutti. Troppo poco è stato fatto  sulle vaccinazioni: non tutte le Regioni hanno attivato i canali preferenziali per i 12-18 anni, sugli spazi poco è cambiato e c’è troppa confusione sulle misure per la sicurezza dentro le classi. Allo stesso modo, manca qualsiasi ragionamento del governo sul futuro delle nuove generazioni: il Pnrr è stato scritto senza ascoltare i giovani e abbiamo timore per le modalità con le quali questi soldi saranno utilizzati. Sulla crisi ambientale non ci sono risposte da parte del Governo, non c’è piu’ tempo».

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