Sulla frutticoltura pesano i costi lungo la filiera: energia e materie prime riducono all’osso il guadagno dei produttori

Sulla frutticoltura pesano i costi lungo la filiera: energia e materie prime riducono all’osso il guadagno dei produttori

 

La frutta costa, ma mai come quest’anno è di qualità eccellente. Il problema più grande è il crollo del potere d’acquisto del consumatore unito agli aumenti dei costi su energia, carburante, materie prime, fertilizzanti e imballaggi che colpiscono tutta la filiera.

Un mix esplosivo che sta mettendo non poco in difficoltà il settore della frutticoltura. Ne abbiamo parlato con Michele Ponso, imprenditore agricolo di Lagnasco e presidente della Federazione nazionale frutticoltura di Confagricoltura: “Diciamola tutta. Quest’anno i prezzi di vendita della frutta sarebbero anche accettabili se i costi fossero quelli dell’anno scorso. Non è tanto un problema di speculazione lungo la filiera, quanto un problema di costi lungo la filiera. Costi che vanno a ridurre all’osso il margine di guadagno per i produttori. Conti alla mano, considerato 1 euro di vendita di prodotto, l’anno scorso rimanevano in tasca 60 centesimi, oggi solo 40”.

Quali sono i costi che incidono maggiormente?

Partiamo dall’azienda agricola. Il fattore energia è devastante, sono tutte imprese energivore. Pensiamo alla questione irrigazione. Quest’anno la siccità non ha danneggiato le colture per la mancanza d’acqua, anzi il clima ha aiutato ad avere una qualità eccezionale con un’alta percentuale di zucchero nella frutta. Abbiamo impianti di irrigazione a goccia con cui possiamo dare la giusta quantità di acqua alla pianta, ma è chiaro che sono quattro mesi che irrighiamo e i costi sono aumentati, sia per chi ha pozzi a corrente elettrica che a gasolio agricolo. In particolare il gasolio agricolo, con cui si alimentano anche i mezzi, è passato da 0.40 euro al litro fino al picco di 1,40 euro al litro toccato a giugno, per scendere adesso a 1,25.
Poi sono aumentati i costi dei concimi e dei trattamenti fitosanitari.
Nel magazzino abbiamo le celle frigorifere. Per gli aumento dell’energia elettrica ci arrivano bollette da 100 mila euro al mese. Senza contare i costi della movimentazione e della logistica.
E ancora il costo di cartone e plastiche per il confezionamento e l’imballaggio.Poi le spese per aggiornare le varietà di prodotti e le attrezzature.
Insomma, noi produttori, dovremmo vendere la frutta a 2 euro al kg per poter sostenere questi aumenti, ma è impossibile”.

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Quest’anno poi c’è anche il problema della mancanza di manodopera straniera a causa dei ritardi, e dell’improvviso taglio del 32% delle quote di ingressi extracomunitari assegnate alla Granda.

Verissimo. I flussi sono partiti con tre mesi di ritardo. Abbiamo tamponato con giovani studenti, personale locale e braccianti africani. Le aziende grandi, che ospitano la manodopera, hanno meno problemi. È più difficile per per le piccole realtà che hanno necessità su periodi più brevi. E per regioni come l’Emilia Romagna e il Trentino Alto Adige che hanno visto saltare i flussi dall’Est Europa a causa della guerra”.

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Fortunatamente no. È stato un episodio molto localizzato e poi le reti antigrandine hanno retto bene”.

Cosa chiedete al Governo?

Il problema sono i costi, quindi chiediamo uno sgravio sui costi. A partire dal gasolio agricolo, la cui grossa fetta è rappresentata dalle accise. Sono mesi che lo diciamo.
E poi anche una agevolazione sui costi per la parte contributiva del personale. Impariamo dalla Germania che per aiutare le aziende agricole ha esentato da contributi i primi tre mesi di contratto”.

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