Superbonus spinto dallo sblocco, ma resta il freno di prezzi e regole

Superbonus spinto dallo sblocco, ma resta il freno di prezzi e regole

Accelera il Superbonus 110% in un quadro che, tuttavia, presenta ancora diverse criticità. A meno di un anno dall’avvio del meccanismo che permette, con un contributo statale di 18 miliardi di euro, lavori di efficientamento energetico, risultano 37 mila richieste di intervento per un ammontare, ammesso a detrazione, di 5,68 miliardi. I numeri dell’Enea attestano che gli investimenti medi ammontano a 547 mila euro per i condomini (che rappresentano però appena il 13% delle operazioni), 98 mila euro per edifici unifamiliari e 87 mila euro per unità immobiliari indipendenti.
A determinare il boom di interventi registrati nell’ultimo periodo sono state soprattutto le semplificazioni delle procedure introdotte dal governo: dall’utilizzo della Cila anche in caso di interventi strutturali, ma ad eccezione di quelli che prevedono la demolizione di un edificio, all’introduzione del modulo unico valido per tutta Italia (e non differenziato da regione a regione) per la redazione del documento.

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Superbonus, caro materie prime

 

Tuttavia gli operatori evidenziano che il caro materie prime e la mancanza di manodopera specializzata potrebbero portare a uno stallo di un settore che al contrario dovrebbe essere centrale per la ripresa economica del Paese. Ed è anche per questo che a gran voce, da più parti, si invoca la proroga dell’agevolazione al 2023.
I RINCARI
Il caro prezzi è al centro delle preoccupazioni di Confedilizia.

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«Per effetto del Superbonus, c’è stato un aumento del 50% dei costi dei materiali. Addirittura per un cappotto termico si è registrato un incremento dei prezzi nell’ordine del 60%, mentre i ponteggi sono ormai di difficile reperimento» spiega il presidente Giorgio Spaziani Testa, avvertendo che «il rischio di un rallentamento dell’avvio dei lavori, dato che condomini e proprietari potrebbero essere costretti a versare somme non detraibili né cedibili per compensare la differenza tra quanto richiesto e quanto previsto dai prezzari ufficiali di riferimento».
I costruttori puntano invece l’indice sulla carenza di manodopera. «Dal 2008 abbiamo perso 600mila addetti e con la crescita degli interventi legati al Superbonus ammonisce il presidente dell’Ance, Gabriele Buia – stanno nascendo molte imprese con il rischio però che ci sia molta approssimazione e scarsa professionalità con una ripercussione sugli indicatori di settore che potrebbero peggiorare».

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I LIMITI
Accenti critici piovono anche dagli esperti di Nomisma. «Il quadro sull’andamento degli interventi mostra un percorso diventato ad ostacoli in cui crescono gli interventi ma non con la velocità attesa mentre si registra un primo effetto di scoraggiamento da parte delle famiglie italiane» dice Marco Mercatili. L’economista della società di consulenza punta l’indice sulla modesta richiesta da parte dei condomini e lamenta «l’incertezza sulle decisioni normative, l’inadeguatezza delle informazioni da parte degli operatori e le difficoltà riscontrate dalle imprese dovute all’aumento dei prezzi». Inoltre, avverte Nomisma, il Superbonus rischia di inasprire alcune ingiustizie territoriali, data la concentrazione degli interventi in Lombardia, Veneto, Lazio ed Emilia-Romagna, regioni attrezzate a gestire amministrativamente gli interventi.

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