Terzo polo, il programma di Renzi e Calenda: niente tasse per gli under 25

Terzo polo, il programma di Renzi e Calenda: niente tasse per gli under 25

Giovani, lavoro e impresa. Ma anche giustizia, politica energetica e transizione ecologica. Eccole, le priorità del programma elettorale di Azione e Italia Viva. Un documento che i protagonisti del terzo polo hanno chiuso due notti fa a Largo Argentina, dopo «14 ore di fila» di rilettura negli uffici romani del partito di Calenda (suggellando il momento con un selfie di rito scattato alle 3,55 di ieri mattina da Luigi Marattin). I punti centrali? Ispirati all’agenda Draghi, naturalmente. E dunque con due imperativi: serietà e credibilità.

«Da noi nessuna promessa a vuoto – vanno ripetendo i due alfieri del terzo polo, Matteo Renzi e Carlo Calenda – Il nostro slogan sarà l’Italia sul serio». E anche se le varie voci del documento verranno illustrate nei dettagli soltanto mercoledì, il nocciolo del programma limato fino a 36 ore fa dai delegati dei due partiti (Marattin e Maria Elena Boschi per Italia viva, Gabriele Franchi e Silvia Vannutelli per Azione) già si può illustrare. Il focus sarà centrato su tre aree: giovani, lavoro e impresa. Con una parola d’ordine comune a tutte e tre: «Detassazione».

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Obiettivo? La detassazione

Perché tra i molti obiettivi, forse il più ambizioso, è quello di aiutare i ragazzi a diventare indipendenti il prima possibile. Come? Azzerando la tassazione per i giovani fino a 25 anni, e tagliandola del 50% dai 26 ai 30. Così da spingere le aziende ad assumere giovani, frenare la fuga dei neolaureati all’estero e possibilmente anticipare di qualche anno l’uscita dei venti-trentenni dal nucleo familiare dei genitori (che in Italia è tra le più tardive d’Europa). Va in questo senso anche la proposta sul mutuo prima casa per gli under 35. L’idea è che lo Stato possa garantire il 20% del valore dell’abitazione, se una banca ha già accettato di coprire con un mutuo il restante 80%. E poi c’è il tema fisco, cui il duo Azione-Italia viva dedica grande attenzione.

I terzopolisti puntano a rivedere l’intero sistema di scaglioni Irpef, con due obiettivi di fondo: semplificare il groviglio di soglie e detrazioni esistenti e garantire ai lavoratori con redditi medio-bassi una mensilità in più alla fine dell’anno. Come? Innanzitutto fissando un minimo di reddito esente da imposte, indicativamente attorno ai 10 mila euro all’anno. A essere tassati, secondo il programma centrista, sarebbero solo i ricavi ulteriori rispetto a quella soglia (quindi chi guadagna 25 mila euro annui, ad esempio, pagherebbe imposte solo su 15 mila). Ma è prevista anche una sorta di “imposta negativa”: chi rimane sotto il livello minimo (ad esempio, appunto, diecimila euro all’anno) potrebbe ricevere un sostegno pubblico che decresce all’aumentare del reddito, secondo il principio «più ti impegni, più lo Stato ti aiuta». Nulla a che vedere, sottolineano da Azione-Iv, con il Reddito di cittadinanza, che i due contraenti del patto si propongono di riformare in modo sostanziale (anche se Iv avrebbe preferito una cancellazione tout court, almeno per le fasce di beneficiari “impiegabili”). Infine, si prevede di «mettere ordine» alla selva di detrazioni e deduzioni, equiparandole tra lavoratori autonomi e dipendenti. Ma pure rendendo i soldi così recuperati immediatamente disponibili per i contribuenti, senza aspettare la dichiarazione dei redditi.

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IMPRESE E GIUSTIZIA 

Sul fronte imprese, il documento programmatico dei centristi annovera il salario minimo (da imporre non per legge, ma attraverso la contrattazione collettiva) e il potenziamento del piano Industria 4.0. Varato – non a caso – proprio da Renzi premier e Calenda ministro dello Sviluppo, nel 2016. Mentre un ampio spazio è dedicato al tema ambiente ed energia. Con l’indicazione dei rigassificatori come opere strategiche nazionali, dunque in cima alla lista delle priorità, proprio come i termovalorizzatori. Infine, il capitolo giustizia. Con un’incisiva riforma costituzionale per separare definitivamente le carriere di giudici e pm, rendere più efficiente la giustizia civile e modificare nel profondo l’ordinamento penitenziario. Ma anche ripristinare le norme sulla prescrizione cancellate dalla riforma Bonafede. «Una proposta che va ben oltre il referendum del giugno scorso», spiega Enrico Costa di Azione, convinto che «sulla giustizia noi del terzo polo siamo i più credibili. E in questa legislatura l’abbiamo dimostrato». 

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