TFR o TFS con tasso super agevolato all’1% sull’anticipo: la novità INPS che fa discutere e i vantaggi

TFR o TFS con tasso super agevolato all’1% sull’anticipo: la novità INPS che fa discutere e i vantaggi

Dal primo febbraio l’Inps anticiperà il TFR / TFS ai dipendenti pubblici in pensione in attesa del trattamento e che ne faranno domanda online, a un tasso agevolato dell’1% più l’una tantum dello 0,5% di spese forfettarie di gestione. Ecco perché l’Inps diventa ‘concorrente’ delle banche.

In materia di TFR-TFS dipendenti pubblici è interessante ricordare che l’iscrizione al Fondo Credito Inps consente la richiesta di anticipo TFS e TFR all’Inps.

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Informazione Oggi

Conseguentemente i pensionati che hanno scelto di aderire al Fondo Credito Inps dal prossimo primo febbraio potranno conseguire subito tutto il trattamento in oggetto al tasso dell’1%.

Appunto l’istituto di previdenza ha adottato un’iniziativa ad hoc in merito all’anticipo buonuscita. In particolare, lo scorso novembre il Consiglio di Amministrazione Inps ha dato il via libera ad alcuni provvedimenti in materia di erogazione di anticipazioni ordinarie del TFS e TFR agli iscritti alla Gestione unitaria delle Prestazioni Creditizie e sociali, tanto che attualmente l’istituto contempla la possibilità per tutti i pensionati – che hanno aderito al Fondo Credito entro il 31 agosto dell’anno di cessazione – di avere dal primo febbraio l’anticipo TFS/TFR al tasso di interesse agevolato all’1%, più una tantum 0,50% di spese di amministrazione.

Ebbene proprio quanto abbiamo appena ricordato ha creato qualche polemica. Perché l’Inps anticipando il citato trattamento ai dipendenti pubblici al tasso del 1%, indirettamente va a contrapporsi alle banche, che in fatto di interessi chiedono anche quattro volte tanto. Vediamo più da vicino questi temi sicuramente interessanti ed in grado di coinvolgere un alto numero di persone. I dettagli.

Richiesta del TFR o TFS anticipato all’INPS: come funziona e quanto conviene

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TFR / TFS: i tempi lunghi dell’accredito

Lo abbiamo appena accennato in apertura: dal prossimo primo febbraio il TFR / TFS potrà essere domandato in anticipo all’istituto di previdenza a tassi molto convenienti. In buona sostanza ciò significa che:

  • il dipendente pubblico che va in pensione non dovrà più aspettare molto tempo per ottenere quanto a lui dovuto,
  • e non dovrà fare riferimento ai prestiti bancari a interessi elevati.

Questo appunto perché il Consiglio di amministrazione dell’Inps, alcuni mesi fa, ha indicato la possibilità di anticipare la liquidazione ai dipendenti pubblici in pensione che ne faranno domanda. Il versamento della somma si compirà con la corresponsione di un tasso agevolato del 1%, oltre allo 0,5% di spese.

Sicuramente si tratta di aggiornamenti di rilievo per i dipendenti pubblici, perché la buonuscita degli statali, tipicamente, non viene versata alla data della cessazione del rapporto di lavoro, ma dopo molto tempo. Se la somma della liquidazione non è oltre i 50mila euro, occorre comunque aspettare un tempo che oscilla tra i 12 e i 24 mesi. In caso di importo maggiore, i tempi di pagamento si allungano ancora di più.

TFR / TFS: il perché dell’agevolazione Inps ai dipendenti pubblici

Senza contare il peso dell’inflazione, perché se il trattamento in oggetto è pagato immediatamente non vi sono rischi, ma se è pagato dopo molto tempo il peso dell’inflazione va ad erodere il capitale con il passare dei mesi e degli anni.

Onde superare questa forte differenza tra lavoratori pubblici e lavoratori del settore privato, l’istituto di previdenza ha considerato opportuno aiutare gli statali, attraverso il meccanismo dell’anticipo del pagamento del TFS maturato a fronte di un tasso agevolato del 1% all’anno, insieme alle spese di istruttoria. Per fare un esempio pratico, il dipendente pubblico che ha accantonato nel corso del tempo risorse per una buonuscita da 50mila euro potrà domandare – ed ottenere – dall’INPS la liquidazione anticipata, dietro il pagamento di 500 euro di interessi, più 250 euro di spese.

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La differenza significativa è che l’identica operazione n banca costerebbe dalle tre alle quattro volte di più. Il vantaggio è insomma evidente.

Le risorse stanziate per l’agevolazione

In verità non vi è soltanto la finalità di aiutare i dipendenti: a spingere l’istituto di previdenza verso questo meccanismo agevolativo è il Governo che, per questa via, ha inteso rispondere alle banche, le quali sarebbero pronte a compiere speculazioni sui ritardi nei pagamenti dei TFS ai dipendenti dello Stato. I finanziamenti degli istituti di credito sono assegnati a fronte di un tasso che arriva in media al 4% – quindi quattro volte tanto rispetto all’agevolazione INPS.

Ci si potrebbe però chiedere dove sono state recuperate le risorse per anticipare il TFR / TFS. Ebbene, quanto necessario sarà recuperato dal Fondo Credito Inps indicato in apertura, che viene peraltro alimentato con un versamento dello 0,35% degli stipendi dei lavoratori pubblici.

Conclusioni

Fino ad oggi il trattamento di fine rapporto o servizio era versato a rate, se maggiore di  50mila euro, e dopo almeno 2 anni se oltre i 100mila. Addirittura si arriva anche a 7 anni se si è anticipato l’accesso alla pensione per il tramite di Quota 100 per la durata massima e si è perciò lontani dai requisiti di vecchiaia.

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I beneficiari finora potevano domandare l’anticipo di un massimo di 45mila euro a una banca, sostenendo tuttavia gli elevati tassi di interesse. La novità citata dell’anticipo INPS – assegnato in ordine cronologico di domanda e fino a esaurimento degli stanziamenti individuati nel Fondo Welfare al quale i beneficiari devono obbligatoriamente essere iscritti – permette di “riscattare” il TFR pagando molto di meno, mentre l’ammontare totale dovrebbe essere pagato entro 3/4 mesi. Ecco perché in qualche modo l’INPS si fa ‘concorrente’ delle banche, ma a beneficiarne – in ogni caso – sarà il lavoratore.

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