Tra i motivi di revoca della NASPI anche spese e social network

Tra i motivi di revoca della NASPI anche spese e social network

Perdere il lavoro oggi è un’esperienza purtroppo sempre più comune per i cittadini. La crisi economica dovuta alle varie emergenze a cui la popolazione ha dovuto far fronte in questi due anni ha portato ad un tasso di disoccupazione senza precedenti. Questo in aggiunta ad una carenza di offerte di lavoro davvero impressionante. Molti i cittadini che contano su aiuti e sussidi per andare avanti. Il principale strumento di aiuto è sempre il reddito di cittadinanza, ma per chi perde il lavoro c’è attiva l’indennità di disoccupazione INPS. Ma guai a perderla.

Tra i motivi di revoca della NASPI anche spese e social network

L’unico sussidio generale che finisce per essere appannaggio dei lavoratori che perdono il loro lavoro è senza dubbio la NASPI. Ad esclusione di lavoratori statali con contratto a tempo indeterminato, agricoli e collaboratori, tutti gli altri lavoratori rientrano nel perimetro della NASPI. Ma solo nel momento in cui perdono il lavoro involontariamente. Questo significa che la NASPI non spetta per le dimissioni volontarie. Ma una volta accolta la domanda, bisogna prestare attenzione a tante cose per non perdere l’aiuto. Tra i motivi di revoca della NASPI ce ne sono molti davvero particolari.

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Quando si perde la Naspi

La NASPI alla pari di qualsiasi atto sussidio, è assoggettato ad una serie di comportamenti che deve tenere il beneficiario. La NASPI è un ammortizzatore sociale che copre i periodi di non lavoro di quelle persone che hanno perso l’occupazione. Durante i mesi di assunzione il lavoratore versa una parte delle trattenute previdenziali, proprio alla NASPI. Inoltre il datore di lavoro al termine del rapporto di lavoro versa il cosiddetto ticket licenziamento. Si tratta di quel contributo che i datori di lavoro devono versare per finanziare la Naspi che poi percepirà il disoccupato. In altri termini si tratta di un ammortizzatore sociale non di un sussidio vero e proprio. Ma come dicevamo alla pari degli altri sussidi e assoggettato a determinati comportamenti da parte del beneficiario. Si rischia di perdere la NASPI se si viene scoperti a lavorare durante il periodo di fruizione della stessa.

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I controlli

Il lavoro in nero non è ammesso. E si perde il diritto alla NASPI nel momento in cui il lavoro effettuato supera determinate soglie reddituali. Ma non è raro incorrere in sanzioni e penalizzazioni che portano anche alla revoca della disoccupazione a seguito di controlli anche fiscali. In materia di lavoro, l’INPS e l’Ispettorato sono gli enti preposti ai controlli. Ma sulla NASPI può mettere le mani anche il Fisco. E sono controlli che man mano che passano gli anni diventano sempre più approfonditi. Il redditometro, lo spesometro e perfino i social network e le fotografie pubblicate possono essere strumenti utilizzati dagli organi accertatori per scovare frodi e presunte truffe ai danni dell’INPS.

E non è esente da controlli chi cerca di percepire la NASPI ma spende troppo in acquisti con strumenti tracciabili. Oppure chi ha troppi soldi sui conti correnti senza apparente giustificazione. O ancora chi si fa immortalare in foto che finiscono sui social, in note località turistiche o in locali di nicchia. Naturalmente non vuole essere allarmistica l’informazione, ma oggi sono aumentati i rischi che corrono i cittadini che chiedono aiuto allo Stato.

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