Trattamento di Fine Servizio (TFS): i soldi arriveranno presto, lo dice l’INPS

Trattamento di Fine Servizio (TFS): i soldi arriveranno presto, lo dice l’INPS

Il Trattamento di Fine Servizio ha tempi di erogazione piuttosto lunghi ma l’INPS ha modificato alcune direttive. Scopriamo di più.

I dipendenti pubblici ricevono il Tfs al termine del rapporto lavorativo. A volte passano anni prima di ricevere i soldi, ecco cosa sappiamo.

Trattamento di Fine Servizio
InformazioneOggi.it

I lavoratori dipendenti del settore pubblico hanno diritto al Trattamento di Fine Servizio che consente loro di accedere a prestazioni differenti a seconda dell’Amministrazione presso la quale hanno prestato l’attività lavorativa. Il Tfs, dunque, raccoglie più liquidazioni ossia l‘indennità di buonuscita per i dipendenti dello Stato (Scuola, Università, Agenzie Fiscali, Ministeri…), l‘indennità Premio di Servizio (Enti Locali, Regioni, Servizio Sanitario Nazionale) e l‘indennità di anzianità (Enti pubblici non economici e Camere di Commercio). Qualunque sia la forma di liquidazione, il Trattamento viene erogato ai dipendenti pubblici assunti con contratto a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2000. Per quanto riguarda l’importo si tende a definire il Tfs come 1/12 dell’80% della retribuzione pensionabile. Le somme, dunque, sono variabili come come cambiano i tempi di erogazione della prestazione.

A tal proposito cercheremo di rispondere al quesito di un lettore che chiede “Vorrei cortesemente sapere quando arriverà il mio Tfs. Sono in pensione da giugno 2020“.

Trattamento di Fine Servizio, le tempistiche dell’erogazione

Il dipendente pubblico non deve presentare istanze particolare per richiedere il Trattamento di Fine Servizio. La prestazione, viene, infatti erogata d’ufficio seguendo particolari tempistiche a seconda del motivo della cessazione del rapporto lavorativo. Iniziamo subito dalla causa espressa nel quesito, il pensionamento. La normativa stabilisce che il pagamento dovrà avvenire non prima di dodici mesi per cessazioni di lavoro legate al raggiungimento dei limiti di età o di servizio. Decorsi tre mesi dalla decorrenza dei dodici mesi scattano gli interessi di mora. Sono, però, previste deroghe per il personale che ha maturato la pensione dopo il 12 agosto 2011 ed entro il 31 dicembre 2013.

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Se la causa dell’interruzione del rapporto lavorativo è diversa – dimissioni volontarie con o senza diritto a pensione, licenziamento, destituzione dell’impiego e così via – allora l’attesa sarà minimo di 24 mesi. In caso di inabilità o decesso, invece, il Tfs verrà liquidato entro 105 giorni.

La normativa, dunque, non stabilisce un limite massimo di tempo per la liquidazione del Trattamento di Fine Rapporto. Le tempistiche ordinarie hanno rilevato casi in cui i soldi sono stati erogati dopo otto anni il pensionamento. Un periodo molto lungo che rappresenta una beffa per i pensionati che chiedono i propri soldi maturati durante lo svolgimento dell’attività lavorativa. Occorre sapere, poi, che l’importo spettante potrebbe non essere erogato tutto in un’unica soluzione e ciò potrebbe comportare un allungamento dei tempi dell’erogazione.

Le disposizioni sui pagamenti del Tfs

Secondo la normativa verranno corrisposte in un’unica soluzione le somme di ammontare inferiore a 50 mila euro. Per cifre comprese tra 50 mila e 100 mila euro i versamenti saranno due a distanza di dodici mesi. La prima rata sarà pari a 50 mila euro, la seconda alla parte restante. Infine, per Trattamenti di Fine Servizio di importo superiore a 100 mila euro le rate previste sono tre annuali. I primi due versamenti saranno di 50 mila euro ciascuno, il terzo della parte eccedente. La seconda rata verrà erogata dopo dodici mesi dalla prima, la terza dopo ventiquattro mesi.

I tempi di erogazione più lunghi, fino a sette oppure otto anni, sono legati proprio all’importo più elevato del Tfs. Nel quesito del lettore non è specificata la somma che andrà a percepire ma solo se alta potrebbe giustificare un’attesa già superiore a due anni e mezzo. Cinque anni di attesa, poi, sono previsti per chi è andato in pensione con Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contributi versati). Il dettaglio non emerge nel quesito ma potrebbe essere rilevatore dei motivi della lunga tempistica. Se così fosse il Tfs verrebbe erogato nel 2025.

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Inoltre, l’INPS ricorda che oltre alle tempistiche ordinarie occorre considerare altri 90 giorni per portare a termine gli adempimenti istruttori (gli interessi di mora non vengono maturati). Lungaggini burocratiche che possono allungare ulteriormente l’attesa dei propri soldi. Ma attenzione alle ultime rilevanti novità sulla buonuscita che partono proprio da oggi, 1° febbraio 2023.

L’INPS pronto ad anticipare la buonuscita, le novità

Dal 1° febbraio 2023 i dipendenti pubblici possono rivolgersi all’INPS che farà le veci di un finanziatore e liquiderà, così, il Trattamento di Fine Servizio (o Trattamento di Fine Rapporto per i dipendenti pubblici). Stop, dunque, ai lunghi tempi di attesa o alla richiesta dei prestiti alle banche per ricevere un anticipo sulla liquidazione.

Il vantaggio riguarda i lavoratori della Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali. L’opportunità è di ricevere il Tfs entro sei mesi senza dover attendere le lunghe tempistiche ordinarie. Il messaggio INPS di riferimento è il numero 430/2023. Aderendo alla misura si dovrà versare all’ente della previdenza sociale l’1% annuo come interesse più uno 0,5% una tantum per le spese. Tali importi saranno trattenuti direttamente sul Trattamento erogato.

Destinatari sono i pensionati e i lavoratori che hanno cessato il rapporto di lavoro, a cui spetta il Tfs (o il Tfr) non ancora integralmente erogato. Le condizioni di richiesta sono:

  • il richiedente dovrà essere in pensione e aver confermato l’adesione al Fondo Credito per il periodo di pensionamento,
  • i richiedenti dovranno aver cessato il servizio senza diritto a pensione e, grazie ad un nuovo impiego, risultare iscritti al Fondo Credito nonché beneficiari del Tfs o Tfr.

Il pensionato del quesito, dunque, per capire se potrà approfittare di questa novità INPS dovrà verificare se sul cedolino della pensione risulta la dicitura “Gestione unitarie delle prestazioni creditizie e sociali”. Il contributo per i pensionati sarà pari allo 0,15% del trattamento, per i lavoratori dello 0,35% della retribuzione contributiva.

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Come funziona il servizio INPS

Grazie alle vesti INPS di finanziatore, il pensionato potrà accedere prima al Tfs dato che il Fondo Credito anticiperà le somme spettanti in un’unica soluzione, al netto di interessi e spese. La presenza degli interessi non deve spaventare perché risultano inferiori rispetto a quelli applicati dalle banche a cui si chiede il prestito sulla liquidazione (anche fino al 4%). Inoltre presso un istituto di credito l’importo massimo richiedibile è di 45 mila euro. L’anticipo INPS, invece, consente di ottenere il 100% del Trattamento maturato indipendentemente dalla forma di pensionamento scelta.

Le domande di accesso a questa nuova formula possono essere inoltrate da oggi, 1° febbraio 2023. Il triennio sperimentale, infatti, è iniziato. Basterà collegarsi al portale dell’ente della previdenza sociale e accedere al servizio di interesse tramite credenziali digitali.

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