Un italiano su cinque cerca lavoro nell’horeca

Nonostante i titolari degli esercizi del comparto horeca dichiarino di non riuscire a trovare dipendenti, la schiera di aspiranti camerieri, cuochi e receptionist continuerebbe ad allargarsi al punto che un italiano su 5 (21,8%) cercherebbe occupazione proprio nell’ambito della ristorazione e dell’industria alberghiera. A rivelarlo uno studio condotto da Jobtech, agenzia digitale italiana per il lavoro, in base al quale se in numeri assoluti il 2022 registra complessivamente un minor numero di ricerche di lavoro rispetto allo scorso anno, l’interesse nei confronti del settore horeca non è mai stato così alto. In particolare, Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) sottolinea che, sebbene il numero delle attività ristorative in Italia sia passato dalle 397.700 unità del 2020 alle 396.993 del 2021, il settore richiede almeno 150 mila nuovi addetti.

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Ad ambire a un impiego nell’horeca sono in primis uomini (54,20%) e giovanissimi, questi ultimi tendenzialmente per un lavoro in somministrazione da associare agli studi. In particolare, gli appartenenti alla Gen Z (nati tra il 1996 e il 2010) rappresentano ormai il 39,14% di chi cerca un’occupazione in questo settore. A seguire troviamo i Millennial (1980-1995), pari al 34,25%, mentre più distanziati sono i Gen X (1965-1979) con il 23,48%. Trascurabile la percentuale di Baby Boomer (1946-1964) con il 3,13%.

“Le discussioni più o meno retoriche su titolari che non trovano personale e su giovani che non hanno voglia di lavorare, sul reddito di cittadinanza che sarebbe un deterrente alla ricerca di lavoro e sui diritti dei dipendenti troppo spesso negati da parte dei datori di lavoro dovrebbero trasformarsi in un più serio dibattito su come colmare il disequilibrio tra domanda e offerta – dichiara Angelo Sergio Zamboni, co-founder di Jobtech – Occorre puntare, in primis, a una maggiore trasparenza negli aspetti retributivi e a una gestione più consapevole di mansioni, ritmi e turni dei dipendenti. Se ciò non avvenisse, il fenomeno della fuga dei cervelli finirà per non riguardare solo ingegneri e scienziati ma diventerà la norma anche per cuochi e camerieri”.

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