Valeria Bruni Tedeschi, la pazza gioia di essere diversi

Dieci minuti di applausi e un’ovazione. Così il pubblico si è fatto sentire alla fine della proiezione ufficiale alla Lumiere, a Cannes, per l’ultimo film da protagonista di Valeria Bruni Tedeschi. Lei è Raf, parigina borghese, ansia e vanità, nel film “La Fracture” di Catherine Corsini. Che, in tutta confidenza, l’attrice definisce una donna simile a lei; che interpretando, ha dato sfogo alla sua parte interiore, al super io messo a bada dalla recitazione. Valeria Bruni Tedeschi, spesso ha dato vita a personaggi femminili fragili e tormentati. Ma sempre lei, con vivace ironia, diceva “Chi ha mai trovato la felicità in un tramezzino?“, ne “La pazza gioia“, che la vide Beatrice per Virzì.

Valeria ha girato “Estate 85” di Francois Ozon. Quel fatale 1985, lo spartiacque tra l’età dell’innocenza e gli anni del terrorismo. Lei è la madre eccentrica di un ragazzino che s’innamora del giovane Alexis, che alla fine ballerà sulla tomba dell’amico al suono di Sailing di Rod Stewart. Un film che ricorda “Il Tempo delle mele” rivisitato in chiave omosessuale, un’iniziazione all’amore e al dolore. La Bruni Tedeschi è stata anche protagonista degli “Indifferenti” di Leonardo Guerra Seragnoli, tratto dall’omonimo romanzo di Moravia. Lei stessa fece tesoro del libro “capace di fornire agli attori informazioni eccezionali che non si hanno mai sulla sceneggiatura“. Oggi Valeria prepara il suo quinto film da regista. “una storia di teatro e di vita, come la mia“, di giovani attori teatrali ambientati negli anni ’80.

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Bruni Tedeschi, sciapò

Avete scommesso sulla rovina di questo paese, e avete vinto“, dirà alla fine di “Capitale Umano“, il film di Paolo Virzì del 2013. Frase nota e ripetuta, divenuta quasi una citazione. Ama i film sulla famiglia di Bergman, “Fanny et AlexandreScènes de la vie conjugale“, i titoli li ricorda in francese”. Perché pur essendo nata a Torino da una ricca famiglia di origine ebraica, (il padre l’industriale e compositore Alberto Bruni Tedeschi e la madre la pianista e attrice Marisa Borini), Valeria si trasferì a 9 anni a Parigi per timore di rapimenti e del terrorismo delle Brigate Rosse.

I film di Woody Allen li ama prima di tutto: “.. resteranno le medicine che mi hanno aiutato, facendomi credere alla possibilità di ridere dei dolori, fare ordine al nostro caos. Anche se Allen fosse colpevole di atti terribili, non dimentico quanto il suo cinema mi ha consolata. Vederlo rinnegato da tutti è terribile. E poi voglio credere alla giustizia americana, che lo ha assolto. È un fatto che non va ignorato“.

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Valeria Bruni, bella, austera, se stessa

Carla Bruni in Sarkozy, sua sorella, nel suo nuovo disco ha incluso un brano, “Voglio l’amore“, in cui cantano insieme. Una visita in sala registrazione che si è inconsapevolmente trasformata in un duetto. ‘Voglio sentire il precipizio e la vertigine‘, dice il testo che allude ad emozioni forti. Ma ne “La pazza gioia“, Valeria Bruni Tedeschi si è superata. Non sul bus, sull’auto rubata o a piedi nei panni di Beatrice, ma nel discorso ai David, vinto come miglior attrice. Tra le lacrime e risate trattenute, ha ringraziato tutti. Ma proprio tutti: “Gli uomini che mi hanno amata, che ho amato e quelli che mi hanno abbandonata”.

E ancora: “Ringrazio, Franco Basaglia, che cambiò l’approccio alla malattia mentale in Italia, e tutti i registi che mi hanno accolto nel loro paese della fantasia, e quelli che mi accoglieranno ancora.. Ringrazio la mia povera psicanalista e l’amica della focaccia”. Quella che al primo giorno d’asilo le aveva offerto un pezzo della sua merenda facendola sentire magicamente non più sola. Che, spontaneamente come quel pane spezzato, ebbe tanti anni dopo in cambio, un sentito grazie fra gli applausi.

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Federica De Candia. Seguici sempre su MMI e Metropolitan Cinema!

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