Verona, non solo Gardaland: chiudono prima anche i bar e i ristoranti

Verona, non solo Gardaland: chiudono prima anche i bar e i ristoranti

Il problema-personale abbattutosi sul terziario tocca anche il parco divertimenti più famoso d’Italia. Quelle tredici attrazioni che da oggi chiudono alle 19 anziché alle 23 per carenza di lavoratori stagionali? Dopo la notizia che ha provocato numerose proteste fra utenti e abbonati, l’ad di Gardaland, Sabrina De Carvalho, conferma che «con l’estensione dell’apertura del Parco fino alle 23 solo alcune attrazioni saranno temporaneamente chiuse dopo le 19 a causa delle difficoltà che, come tutto il settore del turismo, stiamo riscontrando nella ricerca di personale da assumere per la stagione estiva». Parole contenute in una nota di ieri in cui, De Carvalho, aggiunge che «stiamo continuando ad assumere e attivando tutti gli strumenti per integrare il personale ancora mancante: mano a mano che si raggiungerà il numero necessario di addetti apriremo progressivamente le attrazioni chiuse». Dal fronte sindacale, Filcam Cgil non interviene ancora, semmai dice che «chiederemo un incontro all’azienda», mentre il segretario Graziella Belligoli riflette come «nel mondo del turismo e dei lavori a esso connessi, in generale, stanno pesando fattori come l’impegno e le poche rotazioni».

Leggi anche:  Quali bonus e agevolazioni per ristrutturare una casa inagibile oggi? La lista completa ma bisogna fare in fretta


Orari ridotti anche nei locali

Certo è che Gardaland s’inserisce in un trend che giorno dopo giorno condiziona sempre di più l’operatività di attività come bar, ristoranti, alberghi, piscine. Il direttore generale di Confesercenti Verona, Alessandro Torluccio, stima che in città manchino «circa duemila lavoratori» e che sul lago di Garda «la cifra sia molto simile». I fattori? Torluccio ricorda «l’impegno richiesto dal lavoro stagionale», il «reddito di cittadinanza», «il contratto nazionale di lavoro del turismo vecchio di dieci anni: l’imprenditore che paga il lavoratore 1.000 euro ne spende 1.900 circa in totale e bisognerebbe far restare più soldi nella busta paga», quindi «il Covid che ha fatto emergere il tema del tempo di cui possiamo disporre». Se stiamo sul lago, il presidente di Federalberghi Garda Veneto, Ivan De Beni, racconta che «alcuni hotel riducono le ore sulla colazione o sul pranzo, aprono il bar alle 9.30 anziché alle 8.30, oppure riducono il servizio cioè non offrono più la pensione completa ma solo la mezza pensione». In città invece s’iniziano a contare sempre più casi di bar e ristoranti costretti a modificare gli orari di lavoro, i turni, il calendario. Succede ad esempio alla Pasticceria Miozzi dove «abbiamo deciso di chiudere temporaneamente un giorno a settimana. Su tre locali sono uscite dalla pianta stabile cinque persone in venti giorni: una ha deciso di andare a vendere auto, un’altra ha detto che si mette a lavorare nei bitcoin. I curriculum arrivano, per la maggior parte da stranieri, l’esperienza è poca: aspettiamo di trovare la persona innamorata del mestiere. Come ci spieghiamo il fenomeno? La pandemia ha cambiato la gente, forse l’ha abituata a vivere con meno».

Leggi anche:  Lavoro in Aruba: tantissimi profili ricercati, ecco come candidarsi
Ristoranti chiusi

Il presidente di Fipe-Confcommercio, Paolo Artelio, dice che «l’80% per cento delle attività è costretta a rivedere gli orari. Conosco titolari che non hanno più tempo per riposare un secondo e quindi, appunto, chiudono almeno un giorno a settimana. O anche peggio: l’altra sera parlavo con un imprenditore che ha 4 locali, uno l’ha dovuto chiudere spostando il personale sugli altri». Anche Simone Vesentini, portavoce dei Ristoranti Tipici, testimonia un quadro che evolve in maniera sempre più critica: «In città si comincia a chiudere il pomeriggio, rinunciando magari al cliente diretto in Arena che vuole mangiare qualcosa presto. I lavoratori professionali con esperienza sono ormai pochi e quindi per loro c’è un mercato forte. Tra chi lascia c’è chi sceglie di godersi il tfr per un po’, chi va dai genitori. Come siamo arrivati a questa situazione? Il settore non ha mai sviluppato una concorrenza positiva, col Covid la gente ha preso in considerazione altre strade, il lavoro è molto faticoso e non c’è più la clientela fissa quindi è sempre più dura pianificare turni e ferie». Che fare? «Far lavorare più persone ma meno, 6 ore anziché 8, e come nel Nord Europa togliere “gettito” a chi prende sussidi e intanto lavora in nero», suggerisce Torluccio. Nell’attesa «sarà sempre peggio», prevedono gli addetti ai lavori. Il tutto nell’estate con più turismo, sulla carta, da due anni a questa parte.

Leggi anche:  Detrazione e bonus mobili nel 2023: il Fisco chiarisce gli interventi edilizi

© RIPRODUZIONE RISERVATA

19 giugno 2022 (modifica il 19 giugno 2022 | 09:10)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte e diritti articolo

Per rimuovere questa notizia puoi contattarci sulla pagina Facebook GRAZIE!.

Notizie H24! Il portale gratuito di tutte le attuali notizie e curiosità in tempo reale. Nel sito puoi trovare le notizie verificate e aggiornate h24 provenienti da siti autorevoli.
Tramite un processo autonomo vengono pubblicati tutti gli articoli di oggi da fonti attendibili (Quindi non fake news) così da poter cercare in modo facile ogni notizia che più ti interessa.
Non ci assumiamo nessuna responsabilità sui diritti e dei contenuti pubblicati, il sito Notizie H24 è solo a scopo informativo. Seguire la fonte dell’articolo per avere maggiori informazioni sulla provenienza e per leggere il resto delle notizie.

Vuoi rimanere sempre aggiornato su tutte le notizie di oggi e domani che vengono pubblicate?
Seguici tramite i nostri Social Network:
Facebook