‘Vogliamo migliorare il Reddito di cittadinanza. Con il Pd? La nostra porta è ancora aperta’

‘Vogliamo migliorare il Reddito di cittadinanza. Con il Pd? La nostra porta è ancora aperta’


Il senatore Iunio Valerio Romano del Movimento 5 Stelle, insieme ai colleghi, è uscito dall’Aula e non ha votato il Dl Aiuti lo scorso 20 luglio, quando la crisi di governo è precipitata, decretando la fine del governo di Mario Draghi e aprendo la strada delle elezioni.  

Senatore avete “ucciso” voi Draghi?
“Il Movimento 5 Stelle, con un atteggiamento responsabile, chiaro, trasparente e istituzionalmente corretto ha chiesto un concreto cambio di passo da parte del governo Draghi, tanto nel merito quanto nel metodo e si attendeva un atteggiamento altrettanto responsabile e di leale collaborazione sulle nove proposte enucleate dal Presidente Conte in tema di giustizia sociale e tutela ambientale. Penso che Draghi abbia dimostrato una carenza di sensibilità politica, adottando una condotta sprezzante, a tratti arrogante, che ha mortificato non solo il Movimento 5 Stelle ma tutti gli Italiani che sono alle prese con i problemi quotidiani, legati a una pandemia ancora non del tutto superata e alla crisi economica innescata dal conflitto russo-ucraino. L’impressione è che Draghi volesse tirarsi fuori da ogni responsabilità, inscenando una crisi di fatto inesistente”.

Infatti voi eravate disposti a dare il vostro appoggio esterno fino alla fine. Quando avete capito che si rischiava grosso, non c’è stato nessuno fra di voi che ha provato a ricucire per votare la fiducia come chiedeva Letta?
“A noi del Movimento 5 Stelle non appassionano i giochi di palazzo o le poltrone ma solo il bene dei cittadini. La nostra posizione è stata coerente sino all’ultimo. La crisi è stata innescata e voluta da altri e ridare la parola agli Italiani, in queste condizioni, è la cosa più giusta in una democrazia sana. Ripeto, il presidente Draghi ha dimostrato una limitata visione politica tanto nel suo discorso iniziale, molto retorico e fumoso, quanto nelle repliche, ancora più supponenti e quasi studiate ad arte per suggellare lo strappo. Il Governo era da tempo ripiegato su stesso e impantanato nella sua azione. Le nostre richieste non erano uno slogan fine a se stesso. La politica non può rinunciare ad una sana dialettica parlamentare, abdicando alle proprie funzioni, come di fatto stava avvenendo negli ultimi tempi”.

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Adesso che campagna elettorale via spetta? Ci sono delle possibilità di convincere Letta a riprendere alleanza o col Pd avete chiuso?
“Non sarà semplice per nessuno, considerati i tempi stretti e il periodo estivo. Bisogna evitare che l’astensionismo la faccia da padrone. Sarebbe una sconfitta per tutti. Serve spiegare bene le ragioni che ci hanno condotto sin qui e l’insegnamento che il Movimento 5 Stelle ne ha tratto, per migliorare la propria azione futura. Quanto al resto, non siamo per alleanze o apparentementi di comodo. Il nostro posizionamento è chiaro, così come il nostro modo di intendere la politica. Sono gli altri che devono chiarire da che parte stare e se vogliono perseguire, nei fatti e non a parole, una vera riforma sociale, a partire dal salario minimo, ormai non più rinviabile ma tanto ostacolato nel suo percorso parlamentare proprio da chi avrebbe dovuto sostenerlo con maggiore convinzione”.

Gli “altri” onorevole sembrano averla chiara la posizione. Non è chiara la vostra. Ci stareste col Pd?
“Non siamo noi a chiudere le porte, sono gli altri che devono chiarire se ci stanno o meno a condividere la nostra agenda sociale e ambientale”.

Lei ha condiviso a pieno la posizione dei senatori M5s sul Dl Aiuti o aveva un’idea diversa su come ci si dovesse comportare?
“La posizione assunta dal Movimento 5 Stelle con riguardo al decreto Aiuti è stata frutto di un dialogo e un confronto interno molto sentito e partecipato. L’ottusità politica di chi ha inteso chiudere ogni porta alle nostre proposte, in nome di una non meglio decifrata responsabilità, non ci ha lasciato altra strada, per credibilità e senso di reale responsabilità verso il Paese”.

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A che punto siamo con la questione del secondo mandato? Possiamo dire che resta un principio saldo e che M5s non ricandiderà big come Taverna e Toninelli?
“Quello del secondo mandato è un principio fondante per il Movimento 5 Stelle, sebbene l’esperienza e la professionalità acquisite non vadano mai disperse, ancor di più in un momento eccezionale e delicato come quello che sta vivendo attualmente la politica nazionale. Sono certo che la comunità pentastellata troverà una soluzione ancora una volta condivisa, coerente e in linea con l’utilità sociale e mai con quella del singolo”.

Quindi il secondo mandato non è in discussione.
“È un principio cardine, una regola aurea. Vedremo come fare a non disperdere il patrimonio di competenze acquisite in questi anni da tanti validi colleghi”.

Lei è vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro pubblici e privati. Che conseguenze ha la caduta del governo sul vostro lavoro?
“La Commissione aveva concluso il suo lavoro di studio e di indagine, elaborando una relazione finale e producendo, altresì, un testo di legge da incardinare nella commissione di merito, ossia la Lavoro. Purtroppo non si potrà giungere all’approvazione definitiva dello stesso, ma rimarrà una traccia politica importante, che potrà essere ripresa nella prossima legislatura. Lo stesso dicasi per il progetto di una Procura nazionale del lavoro, nella consapevolezza che provvedimenti importanti sono stati approvati anche grazie al contributo fornito dalla Monocamerale d’inchiesta, soprattutto in tema di sicurezza nei luoghi di lavoro”.

Sul lavoro quale dovrà essere il punto più importante della campagna elettorale del M5s?
“Unitamente alla collega Nunzia Catalfo, già ministro del Lavoro e coordinatrice del Comitato per le politiche del lavoro, e agli altri componenti dello stesso comitato, stiamo lavorando ad un programma, che ovviamente vedrà tra i suoi punti principali la lotta al precariato e il salario minimo, oltre al miglioramento del reddito di cittadinanza, affinché sia un’occasione di crescita produttiva anche per le imprese e, di conseguenza, per il Paese”.

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Migliorarlo come?
“In generale, il reddito di cittadinanza non deve essere percepito come un sussidio fine a se stesso, ma come volano per una crescita dell’occupazione. Nello specifico, potrebbe essere utile un aggiornamento dei parametri per le famiglie numerose e per le persone con disabilità, nonché l’introduzione di condizioni di accesso per i cittadini extracomunitari”.

Alessandro Di Battista tornerà nel M5s?
“Alessandro è una persona valida e mossa da un autentico sentimento di giustizia sociale. Unire le forze di chi è disinteressatamente animato dal desiderio di lavorare per l’equità sociale e il benessere collettivo, all’insegna di un nuovo umanesimo, è un passaggio imprescindibile per vincere la battaglia. Per il resto, la scelta di tornare al fianco del MoVimento 5 Stelle, scendendo nuovamente nell’agone non privo di insidie e difficoltoso da sostenere, spetta solo a lui”.

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